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1461. Intelligenza Artificiale, ecco come l'Umanità cambierà nei prossimi 30 anni  
30 Novembre 2018 di Pasquale Russo, Direttore Generale Link Campus University da Affaritaliani.it Il cervello umano è un reticolo di potenziali elettrochimici e di tessuto e contiene circa 86 miliardi di neuroni collegati in rete attraverso 100 trilioni di sinapsi (100.000.000.000.000.000.000). L'imaging di un singolo millimetro cubo di tessuto può generare più di 1.000 Terabyte di dati mentre l’intero cervello genererebbe 1.230.000.000 TB pari a 1,23 Exabyte cioè quasi il volume di dati creati in 8 mesi da tutto il genere umano. Ora considerato che ogni cervello umano è diverso da tutti gli altri, poiché gli attuali cervelli sono 7.5 miliardi viene da chiedersi quanto spazio occuperebbe il loro imaging. Detto in questo modo si comprende meglio da dove viene il nostro “libero arbitrio”. Si comprende meglio anche quanto siano lontane le stupende tecnologie odierne dalla macchina umana che si è evoluta in 2,5 milioni di anni se ci riferiamo alla Preistoria oppure in 200.000 anni se ci riferiamo all’Homo Sapiens. Eppure esistono società come Augmented Eternity o la Eterni.me  o ancora la Carbon Copies che pensano di poter trasferire la nostra identità dentro un supporto fisico per renderla eterna e poi, dopo la nostra morte, far gestire i dati conservati da una tecnologia di intelligenza artificiale riportando in vita la mente della persona morta. Nasce qui il primo paradosso. Oggi come è noto si dichiara una persona morta quando non ci sono più segnali elettrici cerebrali, cioè si dichiara “la morte cerebrale” di una persona, ma se il cervello un giorno potesse essere trasferito dentro un supporto di memoria magari quantistico, come potremmo dichiarare la morte di qualcuno? Credo che senza saperlo ci stiamo avvicinando ad un’epoca in cui anche il confine tra la vita e la morte sarà sempre meno chiaro e l’era digitale sta segnando una trascendenza riguardante il cervello biologico e l’attività cardiaca come supporto alla vita. Così anche la disperazione di Roy Batty l’androide di Blade Runner espressa nell’ultimo monologo potrà placarsi: «Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire.» Oggi esistono due filoni di ricerca, c’è chi prova a far apprendere ad un software la razionalità umana e un po’ di emozioni e c’è chi prova a ottenere una mappa del cervello per comprenderne l'organizzazione e le interazioni neurali. Il primo si chiama Artificial Intelligence, il secondo Connettomica. Ho già scritto dell’Intelligenza Artificiale ma vorrei ora soffermarmi sul timore molto diffuso riguardo al fatto che la ricerca in questi due settori stia andando oltre i limiti, ma nessuno mi dice quali siano e chi li avrebbe stabiliti. Innanzitutto non possiamo aspettarci che questa tecnologia sia limitata, essa non lo è per natura, ha l’aspirazione di sostituire la razionalità umana. Poi dobbiamo capire che dilagherà e che ci adatteremo alla sua presenza, ma essa non potrà mai sostituire l’essere umano, né rivoltarsi contro di lui e vi spiego il perché. L’Uomo (principalmente l’esemplare maschile) combatte per il possesso delle risorse e/o per il dominio e la sua minaccia definitiva la si può sintetizzare nell’espressione : “O la borsa o la Vita”, ma l’Intelligenza Artificiale non ha il senso della Morte, non capisce cosa sia la vita e non può sapere che può minacciare un essere umano per non far staccare l’energia che l’alimenta, un’ AI è meno dell’uccellino David Herbert Lawrence di cui scrive: “Mai mi fu dato di vedere un animale in cordoglio di sé. Un uccelletto cadrà morto di gelo giù dal ramo senza aver provato mai pena per sé stesso.” Un’ AI si lascia spegnere senza accorgersi della differenza. Se invece un’AI capisce la differenza tra accesa e spenta e capisce che può minacciare un essere umano di morte per restare accesa, allora è stata programmata per questo scopo e quindi è un’arma, va classificata tra le nuove armi, come lo sono i worm, i malware ecc. ecc. Propongo quindi che si cominci a distinguere tra Artificial Intelligence e armi che utilizzano tecnologie di Intelligenza Artificiale. La Connettomica invece credo meriterebbe di più una approfondita riflessione etica, ma intanto già 46 mila persone hanno aderito al progetto ETERNI.ME e chissà quante lo faranno in futuro e dopotutto non è strano perché già oggi io stesso ho 12 persone che conoscevo, tra cui alcuni amici, che sono morti ma hanno ancora il loro profilo social e di loro non riesco neanche a cancellare il numero di cellulare e l’email nella mia rubrica che invece trasferisco da un device ad un altro. Il Web è colmo di queste memorie che sono molto di più delle fotografie e dei filmini ricordo, perché il Web aggiunge il pensiero contestuale della persona conosciuta o dell’amico e lo ricorda in relazione al gruppo di persone che sono ancora vive e quindi riporta lo spirito della persona morta. Pensate a quanti di noi, che stiamo leggendo questo articolo, lasceranno il proprio profilo social come un parte di se anche dopo morti. Perché il Web ha questa potenza rappresenta precisamente che la nostra esistenza E’ in quanto l’essere umano è una rete fatta di reti e ci mostra con chiarezza come questa rete possa beffare il tempo andando oltre l’unico confine insuperabile che è la Morte (cerebrale). Perché il nostro cervello beffa spesso il tempo con la DNM (Default Network Mode), la rete nel nostro cervello che si attiva quando siamo a riposo e vagabondando tra i pensieri, viaggiamo tra le nostre esperienze del passato, quelle quotidiane e ipotizziamo un futuro. La DNM scoperta nel 1991 Randy Buchner, uno studente laureato alla Washington University di St. Louis ha liberato le nostre menti dalla tirannia del presente regalandoci il desiderio del futuro. Quindi Connettomica o Intelligenza Artificiale, in definitiva penso che dobbiamo assumere il dato che sta avendo luogo la più grande transizione nella storia dell'Umanità. Questa sarà l'era in cui informazione e materia saranno interscambiabili, l'Umanità cambierà di più nei prossimi 30 anni che nei precedenti 300 anni. L'AI e la Connettomica ci offriranno molte opportunità e non escludo minacce. Insomma a lungo termine, saremo morti o immortali. Io nel frattempo ho prenotato un posto a ETERNI.ME per non perdermi questo spettacolo.  
1462. La France: grande puissance?  
30 Novembre 2018 di Riccardo Lancioni, da Geopolitica.info Economia e Industria L’Hesagone vanta un PIL nel 2017 di 2.583 miliardi, dati WB, cedendo all’India la settima posizione a livello mondiale. Possiede la più produttiva agricoltura d’Europa, grande vanto nazionale, ma industrialmente si trova al terzo posto dopo Italia e Germania. Al di là del freddo dato statistico la Francia possiede numerose aziende di grandi dimensioni nei settori chiave e lo stato svolge un ruolo centrale nell’economia nazionale. L’APE, Agence des Partecipations de l’Ètat, è una delle agenzie di partecipazioni statali più grandi del mondo, dati del “Rapport d’Activitè APE 2017-2018”. Vanta un portafoglio con oltre 75md di valore in quote azionarie di 81 imprese. Ma dove si colloca il principale intervento statale? Vi è una netta predominanza nel settore energetico, che rappresenta quasi il 50% dei titoli di proprietà dell’APE. Per comprendere il peso di tale impegno si consulti Eurostat che vede la Francia primo produttore europeo di energia con il 48% del totale. Una vastissima produzione che mantiene basso il costo per famiglie e imprese ma che genera anche notevoli profitti con l’export. I 58 reattori nucleari gestiti dalla società pubblica EDF, Électricité de France, sono la componente nettamente maggioritaria e insostituibile, 71,6%, della produzione nazionale di energia. Fornitore di materiale fissile è Orano, 45% statale, che si occupa di estrazione e raffinazione dell’uranio, fabbricazione, trasporto e riprocessamento del combustibile, smantellamento dei siti radioattivi e gestione delle scorie. Nell’equazione non bisogna dimenticare Total che è l’ottava azienda mondiale per estrazione di greggio. Sia Grands ports maritimes sia Naval Group sono statali o a maggioranza statale con una capacità cantieristica e portuale di prim’ordine. Lo stato possiede forti partecipazioni anche in Air France-KLM, Renault e nel gruppo PSA, Peugeot Société Anonyme, a cui appartengono anche Citroën e Opel. BNP Paribas e Credit agricole sono la seconda e terza banca a livello Europeo come assets, dati di S&P. Arriviamo in fine al comparto difesa e spazio. Qui la  Francia dispiega una serie di aziende statali e private senza eguali sul continente, le maggiori sono Dassault, Thales, Airbus, Nexter e Safran, con una capacità di produrre sistemi in autonomia per tutte le forze armate, il “tout français” è un elemento essenziale per la politica internazionale dell’Eliseo. La Francia però non possiede sul territorio nazionale le materie prime necessarie, come fare? I 14 con il Franco Recentemente la scrittrice francese Fanny Pigeaud ha denunciato come coloniale il sistema del franco CFA nel suo libro “L’arme invisible de la Françafrique” uscito lo scorso 27 settembre ed edito da La Découverte. Ma di cosa si tratta? Le due aree monetarie distinte, rispettivamente Union économique et monétaire ouest-africaine e Communauté économique et monétaire de l’Afrique centrale. Il franco resiste ancora in 14 paesi africani sotto il nome di franco CFA, franc de la Communauté financière africaine, nato ufficialmente nel 1945 come franc des colonies françaises d’Afrique. Per quanto anacronistico possa sembrare la “zona del franco” comprende due aree valutarie distinte, Africa Centrale e Africa Occidentale, con 14 paesi appartenenti: Camerun, Ciad, Gabon, Guinea Equatoriale, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea-Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo. Mantenendo attualmente il 60% delle loro riserve monetarie presso la Banca di Francia, ottengono in cambio che Parigi garantisca la parità fissa con l’euro. La mobilità dei capitali, un tempo necessaria al drenaggio di risorse verso la madrepatria è tuttora in vigore e le riunioni periodiche per decidere le politiche monetarie si tengono presso il Tesoro Francese. Non è solo l’economia ad essere tacciata di neo-colonialismo. La legion toujours en Afrique Il nome legione straniera risuona di misticismo e romanticismo d’altri tempi, oggi è uno strumento militare moderno e di grande efficacia. I legionari così come i soldati francesi sono tutt’ora impegnati nell’operazione Barkhane partita il primo agosto 2014 che vede dispiegati complessivamente 4500 uomini con 470 veicoli blindati. Il dispositivo, si legge nel “Dossier de Presse–Opération Barkhane” (aprile 2018) dello stato maggiore transalpino, è stato messo in campo per neutralizzare la minaccia terroristica nell’area dei G5 del Sahel: Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger e Chiad. Ma Barkhane è soltanto l’ultima di una lunghissima serie di interventi in Africa che non ha visto cali d’intensità nemmeno durante la presidenza socialista di Mitterand. Ma perché impegnarsi così tanto nell’area? Le motivazioni non possono che essere molteplici. Il terrorismo di matrice jihadista che ha colpito così duramente la Francia è senza dubbio una spiegazione. Un’altra potrebbe essere economica, ad esempio il Niger è il quarto esportatore di uranio a livello mondiale, abbiamo visto come tale risorsa sia vitale all’indipendenza energetica francese. Le missioni all’estero portate avanti dai nostri cugini d’oltralpe non si fermano qui. Consultando il rapporto del Ministère des Armées, “Les chiffres de la défense 2017-2018”, da cui è presa la carta, si evince come oltre alle Forces de Souveraineté che difendono i resti dell’impero coloniale francese, sono dispiegati altri 3.500 soldati in aree di importanza strategica quali: Senegal, Costa d’avorio, Gabon, Gibuti ed Emirati Arabi Uniti. L’Armée de l’air ha compiuto in agosto qualcosa di straordinario, portando i sui caccia Rafale fino ad Hanoi. Nel 1954 la caduta di Dien Bien Phu si era portata dietro le aspirazioni francesi nel sud-est asiatico ma ora un dispositivo aereo transalpino, comprendente anche cargo ed aerocisterne, si è lanciato nel cuore dell’area più calda del mondo a livello di confronto tra grandi potenze. Probabilmente Pechino, che ha numerose questioni aperte con il Vietnam, non ha gradito il riavvicinamento dei due antichi nemici ma sono i francesi che nella “Revue Strategique 2017” definiscono la PRC una potenza revisionista, ostile e con aspirazioni globali. Per ulteriori chiarimenti sui motivi di frizione tra Francia e Cina si legga qui e a trarne le dovute conclusioni. Proiezione di potenza Centro della capacità di proiezione francese è però la Marine Nationale che schiera nella Task Force 475 l’unica portaerei a propulsione nucleare non-statunitense del mondo, la Charles De Gaulle, a cui si aggiunge una consistente forza di superficie e 3 piattaforme d’assalto anfibio. Per attaccare dagli abissi la MN dispone di 6 sottomarini nucleari d’attacco, molto silenziosi, e 4 con missili balistici. Organizzati nella Force océanique stratégique essi costituiscono il pivot della difesa nazionale garantendo la second strike capability, in pratica l’assicurazione sulla vita della Francia. L’Armée de l’air conta quasi 230 aerei da combattimento, alcuni con capacità nucleare, e 78 da trasporto tattico e strategico. Da notare che la quasi totalità dei mezzi impiegati è di produzione nazionale. Le già vaste capacità francesi saranno ulteriormente ampliate nei prossimi 5 anni da quasi 200 miliardi di stanziamenti previsti dal “Loi de Programmation Militaire 2019/2025”, sembra quindi ragionevole presumere sia un aumento dell’interventismo estero sia una maggiore spinta verso una difesa europea a traino francese. Conclusioni Risulta evidente come Parigi goda di una libertà nettamente superiore alle altre potenze del pianeta. Usa, Russia e Cina sono legate da logiche di confronto tra loro, Germania e Giappone non godono della piena libertà in politica estera e la Gran Bretagna non ha dimostrato particolare attitudine a intraprendere spregiudicatamente azioni all’estero negli ultimi anni. La Francia grazie al seggio permanente nel consiglio di sicurezza ONU, ad una degna capacità di proiezione e al suo arsenale nucleare è in grado fare di questa autonomia una ragione di vita. Con un peso economico e militare inferiore ai suoi competitor internazionali ha saputo, nell’arco dell’ultimo decennio, sfruttare situazioni caotiche per trarne vantaggio. Noi italiani, più di altri, abbiamo subito gli effetti di questa dottrina opportunistica, il caso Libico è esemplare di come un presidente transalpino possa permettersi di intervenire impunemente. È proprio qui che sta l’essenza di questa analisi. La Francia sebbene non sia un peso massimo è senza dubbio una grande potenza perfettamente in grado di assicurare la propria sopravvivenza e la propria prosperità mantenendo una sua sfera egemonica.  
1463. Effetti collaterali su ordinamento politico e coesione sociale  
26 Novembre 2018 Di Marco Mayer, Direttore del Master in Intelligence e Sicurezza Da Formiche.it Gli effetti collaterali negativi della rivoluzione digitale sono destinati a produrre conseguenze preoccupanti sul piano dell’ordinamento politico e della coesione sociale. Cosa conta davvero nelle società caratterizzate da un alto grado di digitalizzazione? Non il valore del messaggio, ma la velocità di comunicazione; non il contenuto del progetto, ma la potenza di calcolo; non il significato della storia, ma la capacità di memorizzare; non i valori etici da condividere, ma l’impatto del microtargeting e il successo degli influencer; non la qualità delle relazioni umane, ma la quantità delle connessioni. Le società contemporanee sono caratterizzate dall’onnipresenza di computer, Reti e tecnologie digitali. In questo articolo non esaminerò gli straordinari vantaggi prodotti dalla grande rivoluzione tecnologica che contraddistingue la nostra epoca. Desidero, viceversa, accendere i riflettori su alcuni effetti collaterali negativi destinati a produrre conseguenze preoccupanti sul piano dell’ordinamento politico e della coesione sociale. Solo in tempi recenti gli studiosi hanno posto al centro delle loro ricerche empiriche i lati oscuri della rivoluzione tecnologica (I. Ben Israel, L. Tabansky, N. Crouchi, M. Libicki, Melissa Hathaway, et al.), esaminando criticamente il rapporto tra tecnologia e potere o, per essere più precisi, le tensioni intrinseche che contraddistinguono le relazioni tra tecnologia e democrazia da un lato e tra libertà e sicurezza digitale dall’altro. In precedenza, sin dagli anni Novanta, la maggioranza degli scienziati sociali aveva esaltato acriticamente la democrazia digitale, legittimando la speranza illusoria di una partecipazione diretta del singolo cittadino alla gestione del potere. Il tema della compatibilità tra tecnologia e democrazia pone, viceversa, innumerevoli e complesse domande di ricerca. Qual è l’impatto della rivoluzione digitale sul concreto esercizio delle libertà politiche e civili dei cittadini, sull’indipendenza dei media, sulla separazione dei poteri, sul diritto individuale alla riservatezza, sulla tutela delle minoranze, sui diritti sociali e del lavoro? In sintesi, possiamo riassumere le numerose domande in questi termini: quali sono le implicazioni della grande trasformazione tecnologica rispetto ai valori fondamentali dello Stato di diritto e del welfare state così come li abbiamo conosciuti sinora? Non c’è qui lo spazio per argomentazioni approfondite. Tuttavia l’ipotesi che intendo sostenere è che l’invenzione della rappresentazione binaria – oltre agli straordinari vantaggi – possa farci perdere rilevanti sfumature producendo una ipersemplificazione della realtà, solo apparentemente razionale. Cosa conta davvero nelle società caratterizzate da un alto grado di digitalizzazione? Non il valore del messaggio, ma la velocità di comunicazione; non il contenuto del progetto, ma la potenza di calcolo; non il significato della storia, ma la capacità di memorizzare; non i valori etici da condividere, ma l’impatto del microtargeting e il successo degli influencer; non la qualità delle relazioni umane, ma la quantità delle connessioni. Queste tendenze incidono profondamente sul piano cognitivo e comportamentale dando luogo a fenomeni di dipendenza più o meno patologici) prodotti essenzialmente da due fattori: sul piano percettivo dalla capacità magnetica dei computer; sul piano psicologico dalla paura di disconnettersi (per non parlare del panico da smarrimento del proprio smartphone). Le proprietà caratteristiche delle società digitali a cui abbiamo sommariamente accennato creano a loro volta un contesto ambientale particolarmente adatto all’idea che stiamo vivendo nella cosiddetta epoca della post-verità (in cui le menzogne anti-vaccini sono solo la punta estrema dell’iceberg). La post-verità è un’espressione divenuta virale negli ultimi tre anni (nel web la parola post truth nel 2016 è salita del 2000% rispetto al 2015). Al di là della sua genesi e del suo successo, la post-verità costituisce un terreno particolarmente fertile per canalizzare le più sofisticate campagne di disinformazione. In un mondo – per parafrasare Giorgio Gaber – in cui “tutto è falso e il falso è tutto”, la distinzione tra Stati democratici e regimi illiberali non avrebbe più alcun significato. Non so quanto questo rischio interessi ai colossi della Silicon valley, ma a noi cittadini deve interessare moltissimo. Gli informatici e i data scientist, e più in generale i maghi degli algoritmi, non dovrebbero dimenticarsi che la libertà e la democrazia sono valori assoluti con cui la tecnologia (più o meno intelligente) deve adattarsi a convivere.  
1464. Federica Sasso Fotografa  
Federica Sasso è una fotografa di moda e documentarista il cui lavoro si focalizza su temi legati all’universo femminile e all’adolescenza. Dopo aver studiato presso l’Istituto Italiano di Fotografia (IIF) di Milano, riceve una borsa di studio a FABRICA, centro di ricerca sulla comunicazione del Benetton Group a Treviso. Suoi lavori sono stati pubblicati su IO Donna, Amica International, Vogue, D La Repubblica, Vanity Fair, Pagina99, YET Magazine, Panorama ed esposti in Italia e Svezia. Federica è autrice del photobook (ora sold out) “Sick Sad Blue” che racconta la storia di Chiara, giovane donna che ha sofferto di anoressia. Federica è tra i fotografi selezionati nel libro “Up to Now. Fabrica Photography”, edito dal dipartimento editoriale di FABRICA. Nel 2016 ha scattato la campagna mondiale WE (Women Empowerment Program) di United Colors of Benetton. TAVOLO: PARTECIPAZIONE DOCENTE: ANTONIO OPROMOLLA - MASSIMILIANO DIBITONTO ORARIO: 24 MAGGIO DALLE 15.00 ALLE 17.00 - 25 MAGGIO DALLE 9.00 ALLE 11.00  
1465. Senza confini la Vita non esiste, ma prosegue solo se il futuro è sconfinato  
22 Novembre 2018 di Pasquale Russo, Direttore Generale Link Campus University Da Affaritaliani.it La vita è nata confinandosi, una membrana ha racchiuso il liquido cellulare ed il nucleo e così è nata la cellula. Ma la Vita quella più evoluta, quella umana, è proseguita con un atto di superamento dei confini: lo spermatozoo buca la membrana cellulare dell'ovulo e insieme danno vita ad una nuova cellula, diversa dalle due originarie, una nuova Vita. In fondo in questo processo si raccoglie la vita degli esseri umani che è un continuo creare confini per difendersi per poi superarli per progredire. Anche l'organo trapiantato, ad esempio un cuore, rappresenta un intruso che ha superato il confine, infatti è l'organo di un altro Uomo che mentre viene rigettato dal sistema immunitario dell'Ospite, allo stesso tempo gli salva la vita. Mi accorsi di questo paradosso quando Arianna, la mia nipotina di due anni, fu trapiantata di cuore in quel magnifico Ospedale che è il Bambin Gesù. Il confine è intrinsecamente un paradosso, mentre divide è allo stesso tempo qualcosa che viene condiviso, che è in comune tra i due contendenti. I confini sono le mura della propria abitazione, che poi si espande e diventano i confini del quartiere, quelli della città, in cui si vive, della Regione e infine quelli della propria Nazione; ma questi ultimi non sono solo confini fisici, sono confini definiti dai valori  che la comunità si è data, in sostanza la costituzione formale e quella sostanziale che in Italia è anche lo stile di vita. Il confine è anche la fascia di ozono che rende la Vita possibile sulla Terra come la membrana della cellula. I confini sono anche qualcosa di variabile, sono la linea di difesa di quel momento in quel determinato contesto. Cancellammo felici il confine determinato dalla nostra Lira per ampliarlo a quello dell'Euro, ricordo che il 1 gennaio 2002 migliaia di persone a mezzanotte fecero la fila ai Bancomat per prelevare la nuova fantastica moneta di tutti gli Europei. Ora molti ritornerebbero volentieri nel confine della vecchia Lira, come molti ritornerebbero ai confini nazionali, argomento sempre più sentito quando l'Europa di Schengen lascia soli i Paesi del sud Europa a difendere i confini che ormai sono comuni cioè di tutti gli Europei. Ricordo come felici accogliemmo con la globalizzazione l'abbattimento di tutti i confini del mondo finanziario e delle Borse, per poi accorgersi, nel 2008, che senza confini non esisteva (ma non esiste ancora) un'autorità di governo della finanza mondiale. Perché i confini definiscono i luoghi dove si applicano specifiche regole e senza confini non ci sono regole e senza le regole, significa che vige solo la legge della giungla cioè non esiste un luogo sicuro (I° gradino della Piramide di Maslov). L’assenza di un confine con i trafficanti di uomini che scaricavano decine di migliaia di disperati sulle nostre coste del sud Italia, dimostrava a tutti che l’Italia non era sicura, non aveva pareti che proteggevano il suo popolo. In termini archetipici il confine più semplice su cui ragionare è la pelle del nostro corpo, essa protegge  la massa muscolare e gli organi vitali interni dagli agenti esterni, quali quelli atmosferici, virus, batteri, ecc. ecc. cioè dagli intrusi, ovvero da quello che il sistema immunitario considera un intruso, pericoloso per sopravvivenza. E quindi c’è da chiedersi cosa il nostro sistema immunitario considera un intruso che ha varcato il confine. Il libro di Romano Benini “Lo Stile Italiano” edito Donzelli è un’ottima traccia per capire chi noi italiani consideriamo intrusi e quindi elementi estranei che hanno superato il confine. Perché c’è sempre la necessità vitale di avere dei confini, ma quali sono quelli dell’Italia? Banalizzo, un prete proveniente da un Paese dell’Africa può predicare senza essere considerato straniero in qualsiasi Chiesa d’Italia, la stessa persona è considerato un pericolo se è steso sul marciapiede a chiedere l’elemosina o sopportato se è un lavoratore di un’azienda. La religione cattolica con l’insieme dei suoi valori, è un discrimine per considerare una persona un intruso. L’insieme dei nostri valori dal “bello” al “benfatto”, ai valori democratici, al rispetto della vita altrui ai valori religiosi sono certamente una parte del set di criteri che in maniera automatica usiamo per sentire una persona dalla nostra parte della barricata. Poi ci sono i confini fisici che sono necessari anche per difendere le attività economiche, come gli animali che definiscono un proprio territorio per le risorse ivi contenute, e nella parte nord i nostri padri hanno difesi con l’Unione Europea, mentre quelli sud sono sottoposti ad una continua pressione, ma bisogna assumere il dato che nella Globalizzazione  i confini dell’Italia sono anche le mura che circondano la diga di Mosul in Iraq gestita da un’azienda italiana o le sedi estere della nostre poche multinazionali quali ENI, ENEL, Leonardo, Luxottica, Barilla, Ferrero, ecc. ecc., le quali molte in Paesi stabili, altri in Paesi complicati. Poi ci sono i confini del cyberspace italiano, che nessuno sa definire bene, io credo che siano dovunque ci sia un italiano. La cybersecurity deve essere pervasiva, ogni cittadino ha diritto al proprio confine ed è diritto suo e dello compito Stato difenderlo. Si potrebbe continuare a definire confini e quindi a definire intrusi. Oggi il compito di difendere i confini è molto più complesso di sempre e necessitano competenze e modelli di difesa aggiornati. Gli sconfinamenti sono all’ordine del giorno in tutti i campi, abbiamo vissuto come sconfinamento l’acquisto di aziende storiche italiane da parte di aziende francesi, oppure viviamo come uno sconfinamento il CETA l’accordo economico tra UE e Canada. Una forza militare deve aggiornare il proprio ruolo e comprendere perfettamente quale sia il confine dell’Italia perché a essa è principalmente assegnato il compito di difesa e a volte bisogna prendere atto che alcuni confini sono spariti e che difendere la sovranità nazionale richiede politiche di difesa diverse. La tua ragazza inizialmente è un’intrusa nella tua abitazione, poi quel confine svanisce per riapparire nei tuoi confronti e dopo un po’ l’intruso in casa tua sei tu. Scherzi a parte, bene ha fatto il Comandante SMD Generale Vecciarelli a porre la necessità che lo Stato Italiano ridefinisca quali siano i  suoi confini, altrimenti lui e tutto il personale militare rischiano di non far bene il loro dovere e un militare questo non lo può accettare il suo senso del dovere è fino alla morte per la difesa dello Stato.  
1466. Tempo di bilanci (sportivi, per una volta)  
22 Novembre 2018 Da Aeci.it La stagione sportiva 2018 si è chiusa per l’Aero Club d’Italia con un bilancio assai positivo. I risultati che i nostri atleti hanno conseguito nelle competizioni internazionali sono stati eccezionali e nettamente superiori per numero a quelli del 2017. Come si può notare dal prospetto riassuntivo, si è riscontrato un rilevante incremento: i nostri atleti hanno, infatti, conquistato nel 2018 sei medaglie d'oro a fronte di quattro nel 2011, undici medaglie d'argento a fronte di sette nel 2017 e nove medaglie di bronzo rispetto alle sette del 2017. Le numerose volte in cui, grazie all’impegno e alle prestazioni dei nostri atleti, abbiamo visto la bandiera del nostro Paese issarsi su di un podio internazionale, sono motivo di orgoglio per tutti gli sportivi e conferma della competitività del nostro movimento, a dispetto di ogni difficoltà. Ai nostri campioni sono giunte le congratulazioni del presidente del CONI, Giovanni Malagò, oltre ai ringraziamenti del Commissario straordinario, Pierluigi Matera. RISULTATI SPORTIVI ORO: 4 nel 2017, 6 nel 2018 ARGENTO: 7 nel 2017, 11 nel 2018 BRONZO: 7 nel 2017, 9 nel 2018  
1467. Lidia Bachis Pittrice  
  Lidia Bachis nasce a Roma, vive e lavora a Viterbo dal 2011. Dopo gli studi, Liceo Artistico prima e l’Istituto Poligrafico della Zecca di Stato poi, inizia a frequentare l’ambiente artistico romano. Con la mostra personale dal titolo “Il Pasto nudo” entra ufficialmente a far parte del mondo delle arti visive, inserendosi “al di la delle molte differenze stilistiche e tecniche che dividono il lavoro di ogni artista da quello dell’altro - in un linguaggio emergente dell’arte italiana, che ha saputo mutuare dai propri padri e fratelli maggiori il recupero di un linguaggio pittorico colto”. Presto il suo lavoro pittorico viene affiancato da oggetti e video, dal “Kit di sopravvivenza di una geisha metropolitana” una valigia di plexiglass trasparante con l’essenziale per una vera ladies; “Alla camera di contenzione portatile” un baule da viaggio rivestito di raso e gommapiuma, al cui interno si trova un passerotto imbalsamato imbevuto di Chanel n°5; Alla gabbia francese anni ’50, un’opera sonora  dal titolo “Wie froh ich bin weg zu sei” (come sono contento di essere partito), un sacchetto di piume contenente un ipod ascoltabile con delle cuffie, il cui suono è la registrazione di canti di uccelli in un bosco. Fino alla realizzazione per la mostra “Baby – R” di un cd contenente la colonna sonora della mostra, una campionatura di musiche a partire dagli anni ’70 – da Starman di David Bowie a Future Sound of Lodondon con Eyes-Pop. Sue opere si trovano in collezione permanente nella Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Arezzo, nel Museo Internazionale della Donna di Scontrone (L’Aquila), al Museo di Arte Contemporanea di Teano (Caserta), nella Collezione Civica D’Arte Contemporanea di Pinerolo (Torino), in Russia al Novosibirsk State Art Museum (Novosibirsk) e al Madou Tower di Bruxelles. Tra le sue esposizioni più importanti: "L'immaginario e la forma" Museo Michetti, Francavilla; “Fragile” Lussemburgo Commissione Europea; “Woman as Philosopher from thought to communication” Commissione Europea  Tour Madou, Bruxelles; 54° Biennale di Venezia, Padiglione Italia; 55th International Art Exibhition, La Biennale di Venezia “The Arab Sirian Pavilion”; “C’era una volta…” Macro La Pelanda, Roma; “Better to eat you” Civita di Bagnoregio (VT); “Le relazioni pericolose, immaginario filmico e arti visuali”  Pinacoteca Comunale, Oristano; “Tavola imbandita, tavola bandita”, Scuderie Chigi Albani, Soriano nel Cimino (VT); “Roma 1914 storie della città” Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali, Roma; "Naturalmente" Scuderie Palazzo Chigi Albani; “Elementi cartacei”  Fondazione Carivit; “Mirabilia ed altri paesaggi” Museo Civico Diocesano, Pinacoteca di S. Francesco Acquapendente; "Villaggio Olimpico Villaggio delle arti" Auditorium, Roma; “Italiane dal libro al quadro” Villa Amoretti, Torino; “Codice 02” Chiostro del Bramante, Roma; “Lo spirito Olimpico” Casa Italia, Pechino (Beijing); TAVOLO: IMPEGNO MODERATORE: DESIREE SABATINI - ALDO ALLEGRINI ORARIO: 24 MAGGIO DALLE 15.00 ALLE 17.00 - 25 MAGGIO DALLE 9.00 ALLE 11.00  
1468. USA e Cina si incontrano a Washington. Un nulla de facto in attesa del G-20  
20 Novembre 2018 di Lorenzo Termine da Geopolitca.info L’iniziativa, lanciata nell’incontro di Mar-a-Lago dell’aprile 2017 sotto ben altri auspici, aveva prodotto un primo summit nel giugno 2017. L’acuirsi delle tensioni (Corea del Nord, guerra commerciale) aveva impedito un nuovo summit fino al 9 novembre scorso. Un’analisi della conferenza stampa finale ci permette di avere un quadro dei dossier più importanti nella relazione strategica tra Cina e Stati Uniti. Al termine del secondo summit il discorso di Mike Pompeo ha sottolineato quali siano i dossier più importanti nella relazione tra Cina e Stati Uniti. In ordine: Mar Cinese Meridionale (MCM) Taiwan Xinjiang In merito al MCM, Pompeo chiede alla Cina di rispettare gli accordi ed interromperne la militarizzazione. Nell’area nelle ultime settimane, la tensione è andata crescendo dopo una serie di esercitazioni congiunte di Regno Unito e Giappone, il volo di B-52 degli USA, il passaggio di una nave da guerra della Corea del Sud ed una nuova Freedom of Navigation Operation (FONOP) degli Stati Uniti nella zona (durante la quale si sarebbe rischiata collisione tra una nave americana e una cinese). Rispetto al precedente incontro, i riferimenti alla situazione nel MCM si sono moltiplicati. Riguardo Taiwan, rimasta fuori dalla conferenza stampa del primo round del Dialogue, gli USA non avrebbero «cambiato politica» ma sono preoccupati del tentativo cinese di restringere lo «spazio internazionale» di Taiwan. Infine, Pompeo si è detto preoccupato della repressione religiosa di centinaia di migliaia di cristiani, musulmani e buddhisti con particolare riferimento allo Xinjiang (pur senza menzionarlo). È da notare come il tema dominante della conferenza stampa del primo round del Dialogue era stata la Corea del Nord e poco spazio era stato dato agli altri dossier. In poco più di un anno, le priorità sembrano essere cambiate radicalmente. A seguire, l’intervento di Jiang è iniziato proprio da Taiwan, accusata di essere la principale minaccia alla stabilità nello stretto. In merito all’isola, ha chiesto a Washington di non uscire dal solco tracciato della “One China policy” e muoversi cautamente. Interessante come Jiang abbia, poi, giustificato la militarizzazione delle isole nel MCM: pur riconoscendo lo scopo militare di alcune installazioni (novità rilevante), esse servirebbero a difendersi dalle minacce di chi conduce FONOP nell’area. In merito alla questione dei diritti umani, Jiang non ammette alcuna interferenza sostenendo che la Cina rispetta e protegge i diritti umani dei suoi cittadini. Il discorso di James Mattis ha aggiunto una serie di dettagli alla posizione statunitense. Il Segretario alla Difesa ha sottolineato come la National Security Strategy 2017 riconosca una dinamica di competizione tra Cina e USA ma non si arrende all’inevitabilità del conflitto tra le due potenze. In merito al MCM, Mattis ha menzionato anche la Guardia Costiera e la Milizia Marittima, due soggetti para-militari che negli ultimi anni hanno guadagnato crescente attenzione, dimostrando la rilevanza strategica che hanno assunto. Secondo l’analista militare Andrew Erickson, infatti, la Milizia costituirebbe una vera e propria terza forza marittima, nominalmente irregolare ma controllata dall’Esercito Popolare di Liberazione, con la missione di incalzare le navi straniere all’interno del Mar Cinese Meridionale. Pur evidenziando la completa divergenza di vedute tra i due paesi in merito ai dossier elencati, entrambe le parti sembrano aver raggiunto un minimo di consenso sulla necessità di stabilire un sistema di prevenzione dell’escalation attraverso contatti militari-militari più frequenti e un rafforzamento delle Confidence Building Measures. Un simile meccanismo potrebbe fare la differenza se la tensione dovesse crescere ulteriormente. L’incontro tra Donald Trump e Xi Jinping a margine del G-20 in Argentina del 30 novembre-1° dicembre aggiungerà un tassello importante agli sforzi per ridurre gli attriti tra i due paesi.  
1469. Cyber & Space Security: ecco quali sono le nuove sfide  
13 Novembre 2018 Di Pasquale Russo, Direttore Generale Link Campus University da Affaritaliani.it I had to take note that Space (around the Earth) no longer exists. Or at least the Space I remember no longer exists. Technological innovations in the field of materials, fuels, driving systems, etc. etc. and all network technologies, have incorporated space making it less mythical and rather a territory to be anthropized. Nowadays the movie "First Man" (first man on the moon) is in italian theaters and I noticed that while I want to see the film, maybe to reconcile with my adolescence, my seventeen year old son does not have the same interest in it. For him space is Elon Musk with his Space X, a shuttle of a private entrepreneur who leaves Earth, goes into space and returns from where he left, all in an automatic way. Space is also no longer the shared territory of Humanity, and the International Space Station, which at best represents the desire of Man to discover this domain, sooner or later will see initiatives of sovereignty and the the astronauts will divide, according to nationalities, the dining room and even toilets. Except for the Strategic Defense Initiative (SDI) of Ronald Regan, known as Space Shield, the neutrality of Space as a place of research has vanished, now it is becoming a commercial domain and therefore a domain where companies have to compete to acquire a dominant position in a geopolitical game, or market to sell rooms in Hotel for the Christmas holidays. The majority of the satellites in orbit are a patchwork of components to which different countries have worked, without any supply chain cybersecurity control, rather based on the mutual trust that normally exists between scientists and researchers, without any fear of being hacked, and many of them were built when the Internet was a baby. But even military satellites, spy satellites, designed and built many years ago, did not care much about information security, the main concerns were to prevent an enemy satellite from spraying paint on the lenses, to neutralize the vision. The current situation is that Space Agencies, the satellite industry, cybersecurity researchers, nongovernmental bodies, and intergovernmental satellite organizations show increasing awareness of the space cybersecurity challenge. Nevertheless, experts are worried. NASA’s former chief information security officer, Jeanette Hanna-Ruiz, warned that “it’s a matter of time before someone hacks into something in space.” And in 2016 Chatham House's David Livingstone asserted that "people are just shuffling... paper around" and suggested that only "a disaster" might catalyze serious action. In this Research paper of  Chatman House 9/2016: Space, the Final Frontier for Cybersecurity? the researchers described the following scenario: Much of the world’s critical infrastructure – such as communications, air transport, maritime trade, financial and other business services, weather and environmental monitoring and defence systems – depends on the space infrastructure, including satellites, ground stations and data links at national, regional and international levels. Satellites and other space assets, just like other parts of the digitized critical infrastructure, are vulnerable to cyberattack. Cyber vulnerabilities in space therefore pose serious risks for ground- based critical infrastructure, and insecurities in the space environment will hinder economic development and increase the risks to society. Cyberattacks on satellites can include jamming, spoofing and hacking attacks on communication networks; targeting control systems or mission packages; and attacks on the ground infrastructure such as satellite control centres. Possible cyberthreats against space-based systems include state- to-state and military actions; well-resourced organized criminal elements seeking financial gain; terrorist groups wishing to promote their causes, even up to the catastrophic level of cascading satellite collisions; and individual hackers who want to fanfare their skills. The pace at which technology evolves makes it hard, or even impossible, to devise a timely response to space cyberthreats. Humans too are affected by ‘digital ageing’ and legacy issues, and younger people use space-based and cyber communications in ways that make it difficult for older generations – and thus by implication some senior decision-makers – to fully understand the range of technologies and threats. Technology alone cannot provide the basis for policymaking on cybersecurity. Entirely or largely technological approaches do not have the breadth or depth to allow comprehensive participation, and would exclude many stakeholders who could otherwise contribute usefully to responses to the variety of threats propagated through the internet Then in 1989 prof. Isaac Ben Israel wrote an article: Philosophy and methodology of intelligence. The logic of estimate process, and in 2018 the book Intelligence Analysis Understanding Reality in an Era of Dramatic Changes  where on the introduction he defines four challenges: The Challenge of Emergence The Challenge of Disappearance The Challenge of Speed The Challenge of Constant Change The pillars was two statements: The primary role of intelligence analysis is clarifying reality - current and future, and understanding it. This definition assumes, of course, the existence of such a reality that can be clarified and understood. It rejects other approaches, which view the production of intelligence knowledge as a process of creating or building a new reality, and not as the reflection, disclosure or assessment of an existing or future reality. It obviously rejects approaches that deny, in principle, the existence of a reality that is not dependent on our interpretation. The role of analysis is practical and not theoretical. It is entirely directed towards the process of policy making, operational planning and force building. As an institution for clarifying and understanding reality, intelligence analysis is the primary learning generator about the enemy and the environment. In many cases, it also lays the ground for decision making processes, and assumes an active and central role in discussions regarding these issues. Another significant role of intelligence analysis is to shape the overall intelligence effort, with an emphasis on collection. How can we clarify the reality of cyber attacks in space? In the next four years almost another billion of people will be connected to the Internet and when the 5G will be realized many new users of space services, like the simple GPS or Netflix, will be in Africa or India, where cybersecurity is not the priority, so to the face the four challenges I mentioned before, will become really high. Is the time that the West  launch a common program on Artificial Intelligence for space defense? I think that the “attack surface” of space activities is expanding rapidly, but governments and industry are not taking adequate action or so it appeare. Sintesi in italiano: Ho dovuto prendere atto che lo Spazio (quello attorno alla Terra) non esiste più. O almeno lo spazio che ricordo non esiste più. Le innovazioni tecnologiche nel campo dei materiali, dei combustibili, dei sistemi di guida, ecc. in più tutte le tecnologie di rete, hanno incorporato lo spazio rendendolo meno mitico e piuttosto un territorio da antropizzare. Oggi il film "First Man" (il primo uomo sulla luna) è nei cinema italiani e ho notato che mentre voglio vedere il film, forse per riconciliarmi con la mia adolescenza, mio ​​figlio di diciassette anni non ha lo stesso interesse in esso. Per lui lo spazio è Elon Musk con il suo Space X, una navetta di un imprenditore che lascia la Terra, va nello spazio e ritorna da dove è partita, tutto in modo automatico. Lo spazio non è più il territorio condiviso dell'Umanità e la Stazione Spaziale Internazionale, che rappresenta al meglio il desiderio dell'uomo di scoprire questo dominio; prima o poi vedrà iniziative di sovranità e gli astronauti si divideranno, secondo le nazionalità, sala da pranzo e anche servizi igienici. Ad eccezione della Strategic Defence Initiative (SDI) di Ronald Regan, nota come Space Shield, la neutralità di Space come luogo di ricerca è svanita, ora sta diventando un dominio commerciale e quindi un dominio in cui le aziende devono competere per acquisire una posizione dominante nel gioco geopolitico o nel mercato per vendere camere in hotel per le future vacanze di Natale. La maggior parte dei satelliti in orbita è un mosaico di componenti a cui hanno lavorato diversi paesi, senza alcun controllo della cybersicurezza della supply chain, piuttosto basato sulla fiducia reciproca che normalmente esiste tra scienziati e ricercatori, senza alcuna paura di essere hackerati e molti sono stati costruiti quando Internet era un bambino. Ma anche i satelliti militari, i satelliti spia, progettati e costruiti molti anni fa, non si curavano molto della sicurezza delle informazioni, le preoccupazioni principali erano di impedire a un satellite nemico di spruzzare vernice sulle lenti, di neutralizzare la visione. La situazione attuale è che le agenzie spaziali, l'industria satellitare, i ricercatori sulla sicurezza informatica, gli organismi non governativi e le organizzazioni intergovernative dei satelliti mostrano una crescente consapevolezza della sfida della sicurezza informatica spaziale. Tuttavia, gli esperti sono preoccupati. L'ex capo della sicurezza delle informazioni della NASA, Jeanette Hanna-Ruiz, ha sottolineato che "è una questione di tempo prima che qualcuno hackeri qualcosa nello spazio". E nel 2016 David Livingstone di Chatham House ha affermato che "la gente sta solo muovendo... la carta in giro" e ha sottolineato che solo "un disastro" potrebbe catalizzare un'azione seria. Come possiamo comprendere e contrastare la possibilità  degli attacchi informatici nello spazio, dallo spazio e sulle infrastrutture a terra dello spazio? Nei prossimi quattro anni quasi un altro miliardo di persone sarà connesso a Internet e quando il 5G sarà realizzato molti nuovi utenti di servizi spaziali, come il semplice GPS o Netflix, saranno in Africa o in India, dove la sicurezza informatica non è la priorità; così le quattro sfide che ho citato prima, diventeranno davvero alte. È il momento in cui l'Occidente lanci un programma comune sull'intelligenza artificiale per la difesa spaziale? Penso che la "superficie di attacco" delle attività spaziali si stia espandendo rapidamente ma i governi e l'industria non stanno prendendo provvedimenti adeguati.  
1470. Marco Serra Visual Practitioner  
Marco Serra – Visual Practitioner, sociologo del lavoro e dell’organizzazione, formatore e facilitatore dei processi di apprendimento, comunicazione e organizzativi.  Ha lavorato a lungo a Rio de Janeiro, in Brasile, occupandosi di sostenibilità e di business intelligence per conto di una grande impresa di telecomunicazioni. Ha svolto e svolge tuttora attività di ricerca e consulenza per imprese, associazioni e istituzioni. È fra i docenti di FQTS un progetto promosso dal Forum del Terzo Settore e del Master SocioCom dell’Università Tor Vergata di Roma. Collabora con la Scuola del Sociale di Roma e l’Associazione Nuovo Welfare. È fondatore di Mycro Working - Roma, uno studio associato multidisciplinare impegnato nell’ambito del design (degli ambienti di vita e lavoro, dei processi organizzativi, di apprendimento e della comunicazione) attorno al quale vive e lavora un vivace network professionale, scientifico ed artistico. Sito: www.marcoserra.me TAVOLO: TEMPO MODERATORI: MAVIE CARDI E CLAUDIA CONFORTINI ORARIO: 24 MAGGIO DALLE 15.00 ALLE 17.00 - 25 MAGGIO DALLE 9.00 ALLE 11.00  
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