Ateneo

I.R.I.: Insieme Ricostruiamo l’Italia

23 Marzo 2020

di Pasquale Russo
da Affari Italiani

Per evitare la completa distruzione del tessuto delle piccole PMI il Governo deve fornire loro i soldi che non potranno guadagnare in questo periodo.

Le imprese, i datori di lavoro, stanno affrontando una crisi di liquidità che si inasprirà nei prossimi mesi, non si tratta quindi solo di fornire cassa integrazione o blocco dei pagamenti. Questi ultimi soprattutto si ripresenteranno dopo un periodo in cui le aziende non solo non hanno fatto margini, ma neanche ricavi, si sta per cui diffondendo tra i piccoli e micro imprenditori la voglia di chiudere licenziando tutti.

Sono processi che non si intercettano finché non si mostrano ma stanno camminando sotto traccia nelle chat degli informali distretti industriali che in Italia connettono fornitori e clienti.

C’è un imperativo: bisogna preservare la capacità imprenditoriale italiana già stressata perché sottoposta ad un livello di tassazione tra i più alti del mondo e sicuramente stremata dai mille adempimenti burocratici che si sono ripresentati in questo decreto “Cura Italia”.

Come si fa ad accedere alla cassa integrazione? Per chi non l’ha mai fatto non è semplice. Come si fa ad accedere ad un fido garantito dalla CdP? Per chi è abituato a garantire i fidi con il proprio lavoro non si sa da dove cominciare.

L’IRI fu il più importante strumento di ricostruzione nel Dopoguerra, dal 1945  diventò strategica nell'impostare e guidare progetti che furono i "vettori" dello sviluppo produttivo e della modernizzazione del Paese, un esempio per tutti, la realizzazione dell'Autostrada del Sole.

E l’Italia di questo ha bisogno. Anche i Governi dei  Paesi iperliberisti come Regno Unito e Stati Uniti, stanno agendo dando direttamente liquidità ad imprese e lavoratori, perché l’Europa e in particolare l’Italia non possono farlo? Loro stanno salvando la loro supremazia e noi?

Abbiamo l’occasione di modernizzare lo Stato, rafforzare il sistema produttivo e dargli un indirizzo strategico, purché le scelte dell’emergenza siano anche scelte che indirizzino il sistema industriale.

Sarebbe come se lo Stato facesse un’opera di seed money per tutte quelle imprese che non licenziano ma che continuano a pagare i lavoratori,  che accelerano la digitalizzano del Paese, lo rendendolo più sostenibile, o che investano in ricerca recuperando la nostra capacità manifatturiera rafforzando il nostro modello vincente: il sistema delle micro, piccole e medie imprese italiane.

Il Mondo in cui tutte le scoperte (brevetti) si facevano negli Stati Uniti e tutta la produzione si faceva in Cina credo sia finito, il Mondo non può permettersi più una crisi della supply chain mondiale e i Paesi vorranno mantenere un produzione interna almeno quelli come l’Italia che possono farlo.

Abbiamo riscoperto lo Stato in questo momento di crisi della salute delle persone, ma dopo la salute come bene primario c’è la possibilità di vivere lavorando.

Dobbiamo riscoprire lo Stato anche nella fase di ricostruzione dell’Economia e non si parla di collettivismo, si parla di evitare licenziamenti collettivi che potrebbero distruggere il patrimonio che noi abbiamo, il saper fare, quello che ha creato lo stile italiano e che vede nella Moda e  nella meccanica della Ferrari la sua espressione più alta.

IRI: Insieme Ricostruiamo l’Italia, è l’occasione che ha questo Governo per dare ai nostri giovani un futuro migliore e che l’Europa non deve impedire.