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Rischi digitali, gli italiani pronti a spendere per difendere home banking e carte di credito

Presentato il rapporto redatto da Fondazione Cotec e Link Campus University sugli abusi della rete

25 Gennaio 2019

125 euro per difendere l’home banking, 91 per proteggere le proprie carte di credito, 86 per tutelare la propria immagine. Queste le cifre che si è disposti a spendere per evitare qualsiasi rischio digitale. Il dato emerge nell’indagine qualitativa condotta dalla Fondazione Cotec e dalla Link Campus University e presentata questa mattina in Parlamento. 72 domande alle quali ha risposto un campione appositamente selezionato.

15 le tipologie di minaccia individuate. Le più gravi riguardano l’identità personale, la famiglia, i social e, più in generale, il web. Seguono quelle relative all’home banking, alle mail e alla geolocalizzazione. Minacce che, questa l'opinione degli intervistati, arrivano in particolare dallo spam, dalle catene, dai virus e dal retargeting.

“Combinando le percezioni di gravità con quelle di probabilità delle minacce -ha commentato il professor Claudio Roveda, direttore della Fondazione Cotec e Rettore della Link Campus University- è emerso che il pericolo ritenuto più insidioso riguarda il furto e l’uso non lecito delle proprie immagini personali”.


Cosa fare allora?

“Il rapporto -ha continuato Roveda- indica anche le contromosse da sviluppare. Sarebbe ad esempio opportuno, vista le sensibilità emerse nelle risposte, sviluppare un’applicazione capace di confrontare tutte le immagini nei profili sociali con tutte quelle presenti sul web e, questo, allo scopo di dare un immediato feedback all’utente sulla diffusione della propria identità personale. Come sarebbe indicato rendere più consapevoli gli utenti sulla sicurezza in un mondo, quello bancario, da sempre attento a questi temi”.

“Sono spunti -ha aggiunto la professoressa Paola Giannetakis, coordinatrice dell’area sicurezza della Link Campus University- che contribuiscono a dare una giusta dimensione su come la popolazione percepisce questi argomenti. Il fattore umano è elemento centrale della sicurezza informatica e le politiche di difesa devono modellarsi non solo investendo nella digital education, che mira alla diffusione della conoscenza e alla modifica di comportamenti a rischio, ma anche per essere scudo principale contro le minacce”.