Ateneo

Intervista a Ditonellapiaga, laureata alla Link Campus, protagonista a Sanremo con Rettore

"Senza il mio percorso al DAMS non sarei mai arrivata sul palco del Festival"

"Ditonellapiaga è unica, nuovissima di questo ambiente, perché prima ha pensato a studiare e laurearsi. È matura, propositiva e si applica". Qualche giorno fa, intervistata dal Corriere della Sera, Donatella Rettore ha usato parole insolite per l'artista con cui duetterà sul palco di Sanremo. Il nome d'arte suona come una provocazione, come forte e provocatorio è il testo di "Chimica", la canzone che proporranno insieme. Ma Margherita Carducci, ventiquattrenne romana, è tutto tranne che scapestrata. Autrice e interprete raffinata, a dispetto della sua giovane età, prima di lanciarsi nel mercato discografico si è laureata al Dams della Link Campus University seguendo l'indirizzo di Theatre Maker, che ha l'obiettivo di preparare gli studenti alla carriera di performer moderno e a essere ideatori, motori e realizzatori di progetti artistici legati allo spettacolo dal vivo.

 

Cosa ti ha lasciato il percorso al Dams della Link Campus University?

È stato fondamentale. Senza quella esperienza non sarei qui a Sanremo. I testi che scrivo sono molto teatrali, uso un linguaggio ricco di immagini ed è una cosa che si impara facendo teatro, leggendo teatro e interpretandolo. Studiare la recitazione e la performance mi ha dato un arricchimento dell'immaginazione. Nei miei pezzi viene spesso automatico calarmi in un personaggio, che magari ha qualcosa di me ma non del tutto e attinge a un certo tipo di immaginario e a un certo tipo di lessico. Sono tutti insegnamenti che ho appreso nel percorso al Dams: una serie di stimoli che mi hanno reso più ricettiva e aperta. Uscita da lì non ho fatto l'attrice, ma questa esperienza mi è servita tantissimo comunque.

 

Escludi in futuro di indossare i panni della performer e dell'attrice?

Non lo escludo affatto. Più avanti spero di poter misurarmi in altre esperienze, ma penso che per fare bene le cose bisogna approfondirle una alla volta. Ho iniziato un percorso legato alla musica e cercherò di proseguirlo al meglio, almeno per il momento. Se in futuro si apriranno nuove possibilità, mi piacerebbe esplorare altre aree della performance. La canzone è un primo step sul quale vorrei mettere le radici e poi magari muovermi verso altri orizzonti.

 

Tra i tuoi primi singoli c'è anche un brano scritto con Fulminacci e una bella versione di "Per un'ora d'amore" dei Matia Bazar. Quali sono i tuoi riferimenti?

Ho scritto "Non ti perdo mai" insieme a Fulminacci, lui il ritornello e io le strofe. Filippo è bravissimo, è un ragazzo molto simpatico ed è un mio amico. Ha interpretato quello che io avrei voluto dire prima ancora che lo dicessi. I testi delle canzoni a volte svelano quello che neanche l'autore credeva di pensare, ma in questo caso lo ha capito lui al posto mio. I miei riferimenti spaziano molto tra le epoche: io ad esempio sono una grande fan di Ornella Vanoni, ma sono anche fan dei Disclosure, che hanno poco più della mia età. Tutte le cose che ascolto inevitabilmente vengono fuori nella mia scrittura. Credo sia normale.

Sei pronta a un'esperienza, come quella di Sanremo, che potrebbe cambiarti la vita?

Io penso semplicemente che mi divertirò tantissimo. Sarà faticoso, ma bello: ho fatto le prove suonando con l'orchestra ed è stata un'emozione travolgente. Avere 54 persone che suonano con me un mio brano è un'esperienza emotivamente molto forte. Tra l'altro "Chimica" è una canzone leggera, ballabile e molto veloce: 160 bpm!

 

Del tuo rapporto con Donatella Rettore già si è vociferato in questi giorni. Sembrate così diverse che sarà probabilmente il palco a creare la giusta chimica, è il caso di dirlo.

È vero, lei per molte cose è un po' il mio opposto. Ha un approccio molto più punk e si butta. Io invece sulle cose ci ragiono tanto, le penso, le immagino, mi vengono idee spontanee ma anche meditate. Se scrivo una nota, la nota deve essere quella. Sono un po' pignola, lo so, ma è il mio approccio. Qualcosa che faccio e che curo mi viene naturale limarla dove va limata e cercare di far venire tutto bene.

 

Consiglieresti ai ragazzi di studiare prima di lanciarsi nel mondo dello spettacolo?

Posso dire che a me il percorso accademico ha dato ciò che una scuola deve dare: stimoli e punti di vista diversi. C'è chi entra al Dams pensando di voler fare l'attore o il regista, però poi scopre che ci sono mille modi per sfruttare gli insegnamenti che apprende e utilizzarli in un contesto che non avrebbe mai pensato, qualcosa che prima vedeva lontanissima e che improvvisamente diventa vicina. L'arte è piena di modalità di interpretazione. Fossilizzarsi solo su una può essere limitante. Meglio lasciarsi sorprendere dagli stimoli che i professori offrono e che la vita a volte dà la possibilità di usare.